Così il dottor Matteo Bertelli rilancia la ricerca attorno alle molecole naturali
Esiste un gene che evita la contrazione di forme gravi di SarsCov2. Che il Covid 19 non prendesse tutti alla stessa maniera era cosa nota ma, sino a qualche tempo fa, non era poi così chiaro quali tipo di geni giocassero un ruolo rispetto alla gravità della forma con cui viene contratta l’infezione. Premesso che gli studi sono ancora in cors, e che la parola “fine” attorno a questo ambito di studio come rispetto a tanti altri relativi alla pandemia è lungi dal potersi utilizzare, è possibile da oggi sottolineare come sia stato scoperto almeno un gene capace d’influire sul “come” il Covid19 si manifesti.
Secondo lo studio riportato da Nature Genetics, il gene rs10774671-G sarebbe in grado di avere una funzione di scudo protettivo. Molti geni o comunque alcuni potrebbero svolgere una funzione simile, ma scoprire quali siano quelli effettivamente capace di limitare la propagazione infettiva del Covid19 non è un esercizio semplice. In questo caso – come ripercorso dall’Ansa – il lavoro è stato svolto dai ricercato della Karolinska Institutet di Stoccolma, ma anche da altri studiosi operandi in Canada e negli Stati Uniti. La base della ricerca, dunque delle pubblicazioni che ne sono seguite – così come sottolinea sempre la fonte sopra citata – è stata rappresentata dalle sequenze genetiche del virus pandemico che ha sconvolto il pianeta.
Lo studio ha coinvolto migliaia di persone. Di particolare interesse è la questione inerente alla presenza di questo gene a seconda della provenienza geografica delle persone sottoposte allo studio. In buona sostanza, i ricercatori hanno appurato che il gene protettivo era largamente presente tra le persone di origine africane che facevano parte di un campione esteso comprendente anche persone provenienti dal Vecchio continente, ossia dall’Europa. Ebbene, i risultati riportano suggeriscono un quadro molto preciso:”Hanno visto – si legge sempre sull’Ansa, riferendosi agli studiosi – che l’80% degli individui di discendenza africana ha la variante protettiva rs10774671-G nel proprio Dna. Gli esperti hanno visto che il gene protettivo contiene le istruzioni per produrre una proteina (chiamata OAS1) più lunga della sua versione normale e questa proteina allungata è già nota per la sua capacità nello sconfiggere il virus SARS-CoV-2″.
Dunque il gene individuato dagli esperti presenta il libretto, per così dire, finalizzato alla creazione di una proteina che svolgerebbe un ruolo decisivo nella protezione dalle forme gravi di SarsCov2. Con ogni probabilità, non si tratta dell’unico gene con queste caratteristiche o caratteristiche simili ma, le differenziazioni relative alla provenienza geografica delle persone interessate dallo studio, potrebbe anche contribuire a spiegare come mai il Covid19 attecchisca in questa o in quella parte di mondo in maniera molto diversa.