Così il dottor Matteo Bertelli rilancia la ricerca attorno alle molecole naturali
Il biotech è ormai entrato nel linguaggio comune degli italiani. Tant’è che di biotecnologie e di applicazione delle nuove tecnologie si discute ormai a mezzo social, dove di base si tende a dibattere dei macro-temi che muovono e che sono mossi dall’opinione pubblica. Nel corso di questi giorni, è nato un dibattito su Twitter relativo alle scelte che il Belpaese dovrebbe operare nel campo degli investimenti scientifici. “Se l’Europa avesse lungimiranza biotecnologica – ha scritto via Twitter Giacomo Gorini, che è un immunologo ed un ricercato di Oxford – , costruirebbe immediatamente un centro europeo di ricerca vaccini. Se l’Italia avesse lungimiranza biotecnologica, comincerebbe a fare adesso pressione politica per averlo costruito all’interno dei propri confini”, ha concluso.
La questione è divenuta in brevissimo tempo oggetto di una larga partecipazione, tra chi ha provato ad esprimere un’opinione di un tipo e chi, d’altro canto, si è espresso in maniera contrariata rispetto a Gorini. Quasi come se l’Italia avesse già fatto e predisposto tutto nel settore del biotech. “Questo centro – ha insistito l’immunologo che ha origini nel Belpaese – richiamerebbe talenti e farebbe bene alle tasche, alla tecnologia, alla leva politica del Paese in questione al ripetersi di una pandemia. Se proprio deve sorgere da qualche parte, allora io tifo per noi!”.
I vaccini, com’è ormai chiaro, hanno cambiato la storia dell’umanità. E la pandemia attualmente in corso viene contrastata soprattutto per mezzo di questa “arma”. Per queste ragioni, in buona sostanza, bisognerebbe per alcuni che l’Europa creasse un vero e proprio aggregatore continentale in grado di fare passi avanti nella ricerca scientifica. Ma qualcuno ha comunque voluto far notare a Gorini come alcuni centri esistano già, tanto nel Vecchio continente quanto in Italia.
“È previsto a Siena dalla legge di Bilancio – ha replicato, sempre via cinguettio, la giornalista Emanuela Micucci – . Polo biotecnologico che si occuperà di scienze della vita, ricerca e sarà anche hub per vaccini e farmaci, anche per covid. Non so se pensavi a qualcosa del genere”. Insomma, nel Pnrr – come peraltro avevamo già raccontato dalle pagine di Biotecnologie News – dovrebbe essere prevista la nascita di un polo tecnologico nazionale, che dovrebbe essere gestito da Toscana Life Sciences e che dovrebbe sorgere a Siena.
La buona notizia, qualunque sorte avrà la nostra nazione rispetto alla progressione del biotech, è che di biotecnologie si parla ormai con costanza, e spesso con coscienza di causa, sul piano pubblico: un’altra prova provata di quanto il biotech sia ormai entrato tra le priorità delle istituzioni ma anche tra quelle che le cronache, forse in maniera poco rispettosa, tendono a chiamare “gente comune”.